La cultura della mancanza
La relazione che intratteniamo con il danaro e la materia è da sempre stata oggetto di molti conflitti generando ideologie imperfette. Oggi, ancora di più. I nostri tempi travagliati esigono una profonda rimessa in discussione di un sistema economico e di una globalizzazione che aumentano il divario tra ricchi e poveri, spingendoci ad un consumo esasperato. Sempre dominio della materia è il nostro corpo, mercificato e strumentalizzato dai pericolosi sviluppi di una medicina politicizzata. Paradossalmente, nell’era dello spreco e del consumismo più sfrenato, si è instaurata una vera e propria cultura della mancanza. Tanto è vero che ci abboffiamo sempre di più per riempire tutti i vuoti. Più manco di qualcosa, più mangio!
Anche nella comunicazione, tendiamo sempre a sottolineare ciò che ci manca oppure ciò che potremmo avere se solo avessimo più danaro, se ce lo potessimo permettere. Ecco alcune credenze e superstizioni della maggior parte delle persone circa il danaro : “i soldi non fanno la felicità”, “chi ha i soldi la fa da padrone”, “soldi e spiritualità sono antitetici”, “chi ha soldi è nelle mani del diavolo, ma chi non ne ha lo è due volte”, “chi ha quattrini non ha cuore” oppure sulle lamentele più ricorrenti: “è colpa della crisi/governo” , “non c’è lavoro” , “i soldi non bastano mai” ecc. ecc. A queste varie forme del pensiero collettivo, si aggiungono altre credenze antitetiche sul danaro e l’etica, su ciò che è giusto o sbagliato. Si cade nel luogo comune che sono i valori materiali a dominare la mente dell’uomo e della società e che il denaro sia una cosa negativa, la radice di ogni male, la causa delle guerre, delle ingiustizie nel mondo. In questo ordine di idee, Dio e il denaro non si mescolano, le azioni umanitarie, la bontà dell’uomo, la spiritualità non hanno nulla a che fare con il danaro. È facile accorgersi di quanto le nostre convinzioni e pregiudizi dominino la nostra relazione con il danaro, come si evince dalle parole di Dostoevskij: “Il denaro è la cosa più volgare e odiosa che ci sia perché può tutto, perfino conferire il talento. E avrà questo potere fino alla fine del mondo”.
Questa miopia è all’origine di molti conflitti e rivela una scarsa conoscenza delle leggi energetiche che governano la materia e, in questo caso, la nostra relazione con il danaro e con il nostro corpo. Cos’è che compriamo realmente quando vogliamo una casa, un certo tipo di macchina, una borsa firmata, un oggetto di lusso? In realtà non compriamo gli oggetti materiali, ma la valenza che assegniamo ad essi: status symbol, visibilità, sicurezza, potere, importanza, amore. Anziché cercarli e trovarli dentro di noi, gli compriamo fuori! Questo è il vero senso del peccato originale: credere di essere nella mancanza costante di qualcosa.
Rare sono le persone che notano e sottolineano l’abbondanza che c’è nella loro vita, sul piano materiale, affettivo o quello della salute. Se da una parte, desideriamo attirare nella nostra vita più abbondanza, e quindi anche prosperità materiale, una altra parte di noi se ne vergogna, considera il danaro una cosa inferiore e bassa. Questo atteggiamento ambivalente attira nella nostra vita esattamente ciò che crediamo. Invece, abbiamo esempi di molte persone di successo che sono partite dalla sponda della povertà. Hanno creduto nell’abbondanza della vita e nella forza creativa della loro mente. Non si sono arresi alle convinzioni negative proprie o degli altri.
Esiste in ognuno di noi, un potere creativo in grado di giocare con l’energia della materia, di cambiare in modo decisivo le circostanze avverse. L’esperienza non è ciò che ci accade, è ciò che facciamo con ciò che ci accade.